Pil Usa in contrazione, pesa il boom dell import pre-dazi. Trump accusa Biden

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Nel primo trimestre del 2025, l’economia statunitense ha registrato una contrazione dello 0,3%, secondo la stima preliminare del Dipartimento del Commercio. Si tratta del primo calo del PIL dal 2022 e ben al di sotto delle attese (+0,4%). Il dato segue un +2,4% registrato nel quarto trimestre 2024. L’inflazione PCE, osservata con attenzione dalla Fed, è salita al 3,6% (dal 2,4%), mentre il PCE core è salito al 3,5% (dal 2,6%), entrambi sopra le attese. I consumi, motore dell’economia, sono cresciuti solo dell’1,8% contro il +4% precedente. A pesare, il boom delle importazioni (+41%), dovuto alla corsa ad anticipare i nuovi dazi.Il presidente Donald Trump ha attribuito la responsabilità al suo predecessore Joe Biden: «Questo è ancora il mercato di Biden. Il boom arriverà, ma ci vuole tempo. Siate pazienti».In Europa, l’Italia mostra segnali moderatamente positivi: secondo l’Istat, il PIL è cresciuto dello 0,3% nel primo trimestre, in miglioramento rispetto al +0,1% di fine 2024. Il ministro dell’Economia Giorgetti ha definito il dato «un segnale importante» a sostegno delle politiche del governo. Bankitalia, nel Rapporto sulla stabilità finanziaria, parla di un contesto stabile con rischi moderati per il sistema. Ne parliamo con Franco Bruni, presidente dell’ISPI e professore emerito del Dipartimento di Economia dell’Università Bocconi.OCSE: i salari italiani affossati dal cuneo fiscaleIl rapporto 2025 dell’OCSE sulla tassazione dei salari nel 2024 conferma una delle principali criticità strutturali del sistema italiano: il costo del lavoro è elevato, ma i redditi netti dei lavoratori risultano fortemente penalizzati dal cuneo fiscale. L’Italia si colloca al 17° posto tra i 38 paesi OCSE per costo del lavoro (78.312 dollari pro capite, sopra la media OCSE di 71.277), ma precipita al 23° posto per retribuzione netta, con un salario medio di 41.438 dollari, ben al di sotto della media OCSE di 45.123. Il divario tra lordo e netto risulta particolarmente inefficiente: un aumento di un’unità monetaria del costo del lavoro per un lavoratore single con reddito medio genera solo 0,68 unità di reddito netto, il livello più basso di tutta l’area OCSE (dove la media è 0,86). L’Italia guida anche la classifica dell’aumento del cuneo fiscale per lavoratori single, con una crescita di 1,61 punti percentuali, seguita dalla Slovenia (+1,44). All’opposto, il cuneo è diminuito in paesi come Finlandia, Regno Unito e Portogallo, grazie a riduzioni contributive o a riforme fiscali favorevoli. Guardando alle famiglie, il cuneo fiscale medio OCSE per una coppia monoreddito con due figli è salito al 25,8% (+0,16 punti percentuali), l’aumento maggiore tra le varie tipologie, ma resta comunque in calo in 20 paesi. Anche per le coppie bireddito (dove uno guadagna il 100% del salario medio e l’altro il 67%) si registra un lieve aumento del cuneo (+0,01 punti percentuali, al 29,5%). Per i genitori single, invece, il cuneo fiscale medio è sceso al 15,8% (-0,38 punti percentuali), con riduzioni particolarmente significative in Polonia (-7,2) e Portogallo (-4,1), grazie anche all’incremento dei trasferimenti economici a favore delle famiglie con figli. Ne parliamo con Gianni Trovati, Il Sole 24 Ore.Trump toglie i dazi ma le case automobilistiche non si fidanoDonald Trump ha firmato un ordine esecutivo per mitigare l’impatto dei dazi del 25% sulle auto in arrivo, offrendo sgravi fiscali su acciaio e alluminio. Ma le case automobilistiche restano caute: Stellantis e Mercedes-Benz hanno sospeso la guidance per il 2025. Nel primo trimestre, Stellantis ha registrato un calo dei ricavi del 14% (35,8 miliardi di euro) e delle consegne del 9%, pur segnando una crescita degli ordini al dettaglio (+82% a marzo). Il gruppo punta sul dialogo con l’amministrazione e su una solida quota produttiva in Nord America per contenere l’effetto dei dazi. Volkswagen, seppur con fatturato in crescita (+2,8% a 77,6 miliardi), ha visto l’utile operativo crollare del 41% per oneri straordinari legati a emissioni, ristrutturazioni e svalutazioni. Confermate le stime annuali, ma con forte incertezza. Mercedes-Benz ha chiuso il trimestre con un Ebit in calo del 41% e ha ritirato la previsione sugli utili, segnalando l’elevata volatilità dei dazi. L’impatto stimato potrebbe ridurre la redditività fino a 300 punti base nel core business auto. Ne parliamo con Alberto Annicchiarico, Il Sole 24 Ore.

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